È stato pubblicato “L’arte delle fregature 02 – Aspetta, fammi provare…” di Lamberto Salucco. È il secondo volume della quadrilogia sui bias cognitivi nel mondo del marketing, della disinformazione e della vita sentimentale.
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E iniziamo anche questo nuovo libro. Non contento del macello che si è rivelato il volume precedente “L’arte delle fregature – 1: Non ci capisco più nulla!”, ho deciso che avevo voglia di scrivere anche il secondo volume della quadrilogia sui bias e su come questa roba condiziona la nostra vita quotidiana.
Il primo era dedicato all’area chiamata “Too much information” e parlava del fatto che ci sono troppe informazioni nell’universo perché qualsiasi persona possa elaborarle. Possediamo i nostri cinque sensi e ci troviamo in un determinato punto sia come spazio sia come tempo. È chiaro, quindi, che ci sono moltissime informazioni che ci mancano e che ci mancheranno sempre. In soldoni: ci sono troppe informazioni quindi riusciamo ad accorgerci solo delle cose strane, dei cambiamenti, delle ripetizioni, di ciò che conferma i nostri pregiudizi etc.
Questo volume invece alza il tiro: si chiama “Aspetta, fammi provare…” ed è dedicato alla categoria “Not enough meaning”.
Parlerà infatti del processo di trasformazione delle informazioni grezze in qualcosa di significativo, di come colleghiamo i punti tra quelle informazioni limitate che abbiamo e di come i nostri modelli mentali, le nostre credenze e i simboli provenienti da esperienze precedenti creino una storia che mescola informazioni nuove e vecchie. Cioè: dato che non riusciamo a digerire tutti quei dati e a dargli un significato, cerchiamo di riempire i punti vuoti con stereotipi, ragionamenti semplificati, schemi etc.
Ovviamente sto ancora seguendo la suddivisione dei bias cognitivi in categorie e sottocategorie, ispirandomi a quella di Buster Benson e John Manoogian III. E per dirla con le parole di Buster Benson: “Il mondo è molto confuso e finiamo per vederne solo una piccola parte ma dobbiamo dargli un senso per sopravvivere. Quando arriva il flusso ridotto di informazioni, colleghiamo i punti, colmiamo le lacune con cose che pensiamo già di sapere e aggiorniamo i nostri modelli mentali”.
Nell’altro volume ho trattato 39 bias diversi con esempi dal mondo del marketing, da quello della disinformazione/fake news e da quello della vita sentimentale. E non è stato proprio facilissimo. Stavolta i bias da esaminare sono ben 57 e dovrò riuscire a non sforare le tre pagine per ciascuno altrimenti viene fuori un libro lungo. E io odio i libri lunghi.
E poi c’è un’altra cosa. Alcuni lettori mi hanno fatto notare che alcune parti risultavano un po’ complesse mentre a me sembrava di essere stato anche troppo “semplicistico”. Vabbè, nessun problema: cercherò di essere ancora più chiaro e di non dare niente per scontato.
I prossimi due volumi saranno:
- “Datti una mossa” (“Need to act fast”)
- “Cosa mi dovevo ricordare?” (“What should we remember?”)
Spero di riuscire a scriverli.