Diario di bordo 1.0

Oggi ho voglia di scrivere due righe, sul modo di interpretare la formazione a distanza, dopo aver visitato l’expoelearning 2010 di Madrid.

Ci sono quelli che son tutto contenitore e ci son quelli che sono più orientati al contenuto e poi ci sono i panda: quelli orientati verso lo stile di apprendimento.

Alla prima categoria appartengono, senza dubbio, le grandi aziende che parlano solo di standard SCORM, LCMS, automatizzazione nella produzione di contenuti, risparmio e molto poco di analisi dei bisogni formativi (che dovrebbero essere anche desideri di apprendimento da tramutare in vere opportunità di crescita personale). I bisogni del discente vengono spesso sostituiti, radicalmente, dai fabbisogni (alcune volte indotti) dei dirigenti che decidono dall’alto cosa sia indispensabile e necessario.
A quanto pare il discente viene così per ultimo. Il discente è solo il frammento di un grande ingranaggio che va avanti per conto suo.
La standardizzazione sicuramente dà dei vantaggi economici, però bisogna scindere quella tecnica da quella riguardante i contenuti.
Un contenuto “standard” è spesso impersonale, freddo, ed è fruito da discenti che solitamente sono obbligati a fare un determinato corso di formazione. Gradirei essere smentito da qualcuno, se possibile ma la vedo dura.

Alla seconda categoria appartengono quelli che sono rigorosi, che ci tengono alla qualità dei contenuti trasmessi, alla qualità delle cose dette. Però a volte rischiano di produrre oggetti difficili da digerire.

I panda, che sono i più simpatici, preferiscono raccontare contenuti e possibilmente dialogare mentre raccontano. L’integrazione del racconto con il confronto non è per loro automatica. Bisogna saper stimolare la curiosità e far nascere nel discente il desiderio di partecipare.

Si pone quindi il problema della democraticità della formazione. E se è vero che democrazia è partecipazione si dovrà ammettere che in alcuni casi i discenti vengono traumatizzati e deportati in campi di formazione asettici e sterili. Perché la partecipazione spontanea genera il virus della ribellione e l’approfondimento di alcune tematiche scopre inevitabilmente nervi e punti deboli e poi son dolori.

Lancio questo messaggio in bottiglia sperando che qualche panda si senta meno solo.

Ciao a tutti

Stefano

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