Edida ha pubblicato oggi “Storia di Apollonio re di Tiro”, con traduzione dal latino, introduzione e note di Alessandro Ferrini.
La Storia di Apollonio re di Tiro fu composta presumibilmente fra la fine del II secolo e l’inizio del III secolo d.C. ed è il terzo romanzo latino giunto fino a noi dopo i ben più celebri Satyricon di Petronio e Metamorfosi di Apuleio ed è sicuramente un genere più popolare, una narrazione in prosa come qualcuno lo ha definito, rispetto ai primi due.
L’autore è anonimo e ciò spiega anche le modifiche che il testo ha subito nel corso dei secoli, il cui nucleo primigenio fu ideato e composto in un periodo precedente, probabilmente risalente alla tradizione greca; a questo si sono aggiunte modifiche dovute all’adattamento dei vari narratori nel corso del tempo. Le varie versioni latine risalgono al V-VI secolo dopo Cristo mentre il testo in nostro possesso risale a un manoscritto del IX secolo.
La trama è semplice e lineare di modello fiabesco con poca attenzione alla descrizione fisica dei personaggi dominata dall’amore e dall’avventura, gli eventi si svolgono in varie città importanti sulla costa del Mediterraneo orientale e l’intreccio è spesso innescato da eventi casuali con numerosi colpi di scena, infine coronata dal successo della storia d’amore,o forse meglio dire delle storie d’amore.Come tutte le fiabe, ascoltate o lette nei tempi diversi in cui giungono fino a noi, anche questa, la cui confezione si perde in un “c’era una volta”, acquista un nuovo significato, si attualizza forse proprio perché in fondo, “dentro” l’uomo non è poi così dissimile dai suoi primordi.
Il messaggio che arriva dalla lettura è positivo e ancora universale: la vita, il mestiere di vivere, pone ai suoi protagonisti molte peripezie per “mare” e per “terra”, addolora, fa soffrire ma, se l’animo resta generoso e profondamente legato a valori immortali, l’amicizia la collaborazione l’altruismo l’amore per tutti gli esseri, quella vita saprà ripagarti con la stessa moneta.
Il mare è qui elemento duplice e simbolico, è distanza, allontanamento ma anche palestra di nuove esperienze ardue ma anche di conoscenze sperimentate; gli indovinelli sono le scelte a cui ciascuno è chiamato, spesso difficili e oscure; un viaggio verso l’agnizione finale, il bel compimento, meritato, nel dolore e nella sofferenza, nelle vicissitudini perigliose come il mare e oscure come gli indovinelli sibillini su cui si misura la conoscenza, l’intelligenza, la cultura in genere e l’animo di ciascuno.
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