“Sull’orlo della morte, a 28 anni, Antonio alzò la testa, prese la schiacciasassi del proprio orgoglio e asfaltò ben bene quel “generoso” tiranno, poi cercò di sopravvivere al gesto sublime, ma ci riuscì solo per qualche mese, come una povera ape che ha perso il pungiglione…”
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C’è sempre un Renzi nella vita di ognuno.
E c’è sempre un Antonio che può asfaltarlo.
Il mondo teatrale dei primi del Novecento appare meno distante dal nostro mondo di quanto si pensi: le Compagnie spesso erano condotte in maniera dittatoriale da capocomici che facevano il bello e il brutto tempo manovrando gli attori, utilizzandoli e liberandosene con l’atroce velocità di un precariato selvaggio.
Gli attori, come palle da biliardo, carambolavano da una Compagnia all’altra, conducendo una vita nomade e stentata, le cui sole luci della ribalta costituivano brevi momenti di gloria. Applausi. Inchini. Poi correre. E imparare a mente centinaia di copioni, perché ogni sera si recitava una commedia diversa, e provare, riprovare, costumi, trucchi, parrucche, barbe, gelosie, ripicche, pianti, sorrisi, a volte amori.
Questa era la vita di Antonio Greco, che sulla sua strada incontrò un uomo molto generoso, all’apparenza. Il Renzi. Uno che della bontà aveva fatto la propria maschera, ma che un giorno se la tolse, facendo ricordare ad Antonio che lui, torinese, aveva origini meridionali, e conseguente carattere.
Sull’orlo della morte, a 28 anni, Antonio alzò la testa, prese la schiacciasassi del proprio orgoglio e asfaltò ben bene quel “generoso” tiranno, poi cercò di sopravvivere al gesto sublime, ma ci riuscì solo per qualche mese, come una povera ape che ha perso il pungiglione. Ma si sa che il pungiglione resta conficcato nella pelle di chi ne è trafitto, e continua a esercitare la propria azione. A volte anche con una scioccante biografia anafilattica.
Ecco, questa è la storia di ANTONIO CHE ASFALTÒ RENZI, narrata dal nipote Gianni Greco, nato trent’anni dopo la sua morte.
AUTORE
Gianni Greco, di padre milanese, madre fiorentina e cognome da Magna Grecia, è fiorentino puro e italiano intero.
Nasce a Firenze con la musica in corpo, e infatti scrive canzoni.
Nasce con l’amore per le parole, e le parole gli danno da vivere: 34 anni di radio e televisione con lo pseudonimo di “G”, e poi spettacoli, teatro, libri, fumetti, conferenze, tutto pur di non lavorare manualmente.
La sua popolarità è dovuta soprattutto al programma radiofonico “Il Sondazzo”, con cui ha portato gli scherzi telefonici a diventare provocatori test sull’animo umano. Ha fatto ridere intere generazioni senza essere un comico, e le ha fatte riflettere senza essere un filosofo.
Sempre al limite della decenza, spesso oltre, apparentemente volgare nel suo linguaggio libero in realtà mai gratuito, “G” desta sentimenti opposti in chi lo segue: amore, odio…
In fondo, che differenza c’è?